Personalizzare l'esperienza dei fan con OTT e micro-bundling
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Il Covid-19 ha costretto molte organizzazioni sportive ad abbracciare l'innovazione, accelerando ulteriormente i processi già esistenti.
Dal miglioramento delle esperienze di visione a casa al monitoraggio della salute, la pandemia ha condizionato ogni aspetto del settore. Forse una delle aree più colpite è quella dei contenuti sportivi, in quanto molti brand e organizzazioni hanno avuto difficoltà a trovare il modo di raggiungere i fan che non potevano assistere di persona alle partite.
"Molti brand che non avevano alcun tipo di capacità di trasmissione si sono trovati improvvisamente senza un modo per raggiungere il proprio pubblico", spiega Jan Umansky, CEO e co-fondatore di Videoflow, che supporta nella creazione delle esperienze video live e on-demand su canali OTT senza dover ricorrere al codice.
Se sei un broadcaster che è stato sul mercato per 50 anni, è molto difficile spegnere i tuoi canali e dire: "Bene, d'ora in poi sarò OTT, direct-to-consumer e tutto il resto è passato"", afferma.
"È una transizione che richiederà decenni. Ma se non avete mai avuto un'infrastruttura e improvvisamente non riuscite a raggiungere il vostro pubblico, è ovvio che cercherete alternative da offrire".
Offrire nuove experience
Nel mondo di oggi, le emittenti e le entità sportive non hanno decenni da dedicare alla creazione di piattaforme OTT, soprattutto con preferenze dei clienti in continua evoluzione. I lockdown, ad esempio, hanno creato una maggiore sete di contenuti, spiega Umansky, poiché i fan erano bloccati a casa, alla ricerca di intrattenimento.
Ma con budget e tempo limitati, la creazione di piattaforme OTT è una sfida per molte organizzazioni sportive. Quando l'OTT è entrato per la prima volta nelle nostre vite, è stata una parola che ha entusiasmato il settore. Ma in realtà molti non ne comprendevano la complessità.
"Non è solo la tecnologia che cambia, ma anche il pubblico", afferma Umansky. "È un cambiamento nel modo in cui gli spettatori consumano i contenuti e nei dispositivi su cui i contenuti vengono distribuiti".
Umansky ha notato le difficoltà dei broadcaster e alla fine ha avuto l'idea di Videoflow. Voleva permettere ai proprietari di contenuti di "fare il loro mestiere", cioè di creare e distribuire grandi contenuti ai loro spettatori.
Questo accadeva nel 2016, l'azienda ha iniziato a operare nel 2018. Si potrebbe dire che la domanda per i suoi servizi sia aumentata esponenzialmente durante Covid. Videoflow è una piattaforma senza codice e gli utenti non devono digitare alcun tipo di codice per creare i loro canali OTT.
Come funziona?
Si importano i contenuti, si sceglie quale contenuto sarà presentato su quale canale e si definisce l'aspetto della piattaforma in base all'identità del proprio brand. L'intero processo può richiedere solo pochi minuti se si vuole iniziare subito a condividere i propri contenuti, ma è possibile anche dedicare più tempo a perfezionare i canali.
Non c'è limite al numero di canali che si possono creare, che secondo Umansky dovrebbero essere utilizzati per personalizzare l'esperienza di ogni spettatore.
Introduzione del micro-bundling
Umansky e il suo team di Videoflow hanno recentemente introdotto il concetto di micro-bundling.
"Il concetto in sé significa che i diversi contenuti che possedete come media brand possono esprimersi meglio se siete in grado di servirli attraverso canali diversi", spiega Umansky.
"Quello che stiamo dicendo è che se si elimina il costo elevato e il tempo di commercializzazione necessario per lanciare una piattaforma OTT, si possono lanciare più piattaforme che raggruppano i contenuti in modi diversi. [Queste offerte] creano una conversione più elevata perché le persone otterranno esattamente ciò che desiderano, invece di pagare per una piattaforma e godere di una frazione dei contenuti che la piattaforma ha da offrire".
Questo potrebbe significare avere un canale dedicato a un giocatore specifico che contiene tutti le sue partite e le interviste che ha condotto. Si può creare un altro canale dedicato a un altro giocatore e un altro ancora per la squadra nel suo complesso.
Il micro-bundling consente alle società sportive di offrire ai fan i migliori contenuti possibili per ogni singolo individuo, senza dover spendere molti soldi per piattaforme costose. Inoltre, rimangono i veri proprietari dei loro contenuti, invece di cedere ad altre piattaforme una proprietà percentuale.
L'importanza della content ownership
Secondo Umansky, molte organizzazioni faticano a utilizzare correttamente i propri contenuti, soprattutto quando in ottica di monetizzazione. Alcune cercano un modo rapido per condividere i video e li caricano su siti come YouTube, che consentono la pubblicità a scopo di monetizzazione. Ma mettere i video su YouTube non è la soluzione ideale per molti, soprattutto per le piccole imprese. Guadagnare da questi canali è difficile se si devono dividere le entrate, pagare gli stipendi e non si hanno milioni di visualizzazioni al mese.
"Ogni giorno escono un sacco di articoli sulla creator economy e su come le persone si stanno riappropriando dei loro contenuti", dice Umansky. "Improvvisamente si rendono conto che i loro contenuti sono il motore economico di molte piattaforme e che loro vedono una frazione dei ricavi".
Creando i propri canali OTT, afferma Umansky, le organizzazioni possono essere veramente proprietarie dei loro contenuti dall'inizio alla fine, mantenendo il pieno controllo dei ricavi e utilizzando i social media per spingere i loro contenuti ai fan.
Fonti di contenuti e il futuro
I contenuti sono in rapida evoluzione, soprattutto nel mondo dello sport. Quello che oggi chiamiamo contenuto non era considerato tale dieci anni fa, e lo stesso si può dire dei creator di contenuti. Oggi chiunque abbia una telecamera è un creator di contenuti.
"Una delle tendenze in atto riguarda le fonti [di contenuti], la quantità di fonti da cui provengono i contenuti sta crescendo in modo esponenziale", afferma Umansky. "I proprietari di contenuti guardano a questo aspetto come a un'opera di contenuto valida che gli spettatori possono guardare". Quindi, ovviamente, si tratta di un'altra opportunità di monetizzazione".
Un maggior numero di fonti si traduce in un maggior numero di contenuti da fornire agli spettatori. Questa tendenza non potrà che continuare a svilupparsi e le entità sportive dovranno adattarsi e rispondere con modalità di condivisione dei volumi di contenuti, assicurandosi al contempo di poter godere dei profitti.